martedì 31 luglio 2012

L'evoluzione dei nostri usi e costumi...

Uno dei libri più belli che ho mai letto è stato "I Pilastri della terra" di Ken Follet, ho quindi atteso con molta curiosità "Un mondo senza fine" ambientato due secoli dopo.
La cosa che mi ha colpito è che in fondo il modo di vivere delle persone non era cambiato poi molto, malgrado i due secoli di distanza.
Questa cosa mi ha fatto riflettere su come solo le ultime due/tre generazioni hanno avuto il privilegio di poter variare il loro stile durante la loro vita.
In particolare penso a la mia generazione, spesso mi piace raccontare a mia figlia di quando io avevo la sua età e mi rendo conto che sembrano racconti dell'altro secolo, cosa che effettivamente è ma avete capito quello che volevo dire...

Se poi il confronto lo faccio con mio padre, classe 1925,  (suo nonno) le cose sono veramente incredibili, quando mio padre era piccolo, nella sua casa probabilmente era da poco arrivata la corrente elettrica, non esisteva neanche il frigorifero e la lavatrice e il telefono in casa era considerata roba da ricconi.
Oggi mio padre non solo vive in una casa dove tutto quanto detto sopra esiste ma vive in un mondo dove tecnologie come tablet e smartphone sono la normalità e scattare foto, allargarle con un "pinch" e condividerle con il resto del mondo con un "tap" è la cosa più normale e semplice.

Tutto questo può sembrare fantastico, ma non credo che noi siamo in grado di capire la portata "sociale" di questo cambiamento, i nostri usi e costumi, le nostre tradizioni derivano dal radicamento che certe usanze hanno imposto in secoli di utilizzo.

Un padre insegnava al proprio figlio un mestiere ma non solo, valori e principi che erano validi per lui e lo erano anche per la vita che suo figlio stava per affrontare. Oggi tutto questo non è più possibile con il cambiamento tumultuoso e sempre più rapido che la nostra società impone, le esperienze di un genitore, a volte purtroppo anche i suoi valori e principi, sono superati, e questo porta sempre più spesso ad essere spaesati, insicuri del proprio ruolo, senza più punti di riferimento in un continuo cercare di restare al passo con i tempi.

Solo il tempo ci potrà dire cosa porterà questa mancanza di radicamento ma sarà un tempo così lungo che noi non potremmo avere la risposta.

Ps
Questo mio "vaneggiamento" ha avuto una gestazione molto lunga, il libro da cui ho tratto queste riflessioni l'ho letto nel 2010 e queste righe le ho cominciate probabilmente a fine dello stesso anno.